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Astronauti in pericolo, l’asteroide killer minaccia la missione spaziale del secolo: la NASA lancia l’allarme

L’osservatorio Vera C. Rubin ha recentemente rilevato oltre 2100 asteroidi fino a ora sconosciuti, rappresenta un baluardo nella difesa spaziale.
L’asteroide 2024 YR4, scoperto alla fine del 2024, continua a preoccupare la comunità scientifica internazionale per la sua traiettoria incerta e il potenziale impatto non più solo sulla Terra, ma ora anche sulla Luna.
Dopo aver escluso definitivamente un impatto diretto con il nostro pianeta, le ultime osservazioni indicano infatti una probabilità crescente che questo corpo celeste possa colpire il satellite naturale entro la fine del 2032, aprendo nuovi scenari di rischio e di studio per le missioni spaziali in corso e future.
Monitoraggio e traiettoria di 2024 YR4: un pericolo per la Luna e non solo
L’asteroide, delle dimensioni di circa 60 metri — paragonabile a un edificio — è stato inizialmente valutato come una minaccia per la Terra, con una probabilità di impatto che ha raggiunto il 3,1% a febbraio 2025, rendendolo il più pericoloso mai osservato.
Tuttavia, grazie a un’intensa attività di monitoraggio effettuata da telescopi terrestri e spaziali, tra cui il James Webb Space Telescope, la NASA ha potuto raffinane l’orbita escludendo il rischio di collisione con la Terra ma evidenziando invece una possibile rotta di impatto con la Luna, stimata con una probabilità del 4,3%.
Secondo gli studi più recenti, l’eventuale collisione di 2024 YR4 con la Luna potrebbe generare un cratere di circa un chilometro di diametro, paragonabile al Meteor Crater in Arizona, e sprigionare fino a 100 milioni di chilogrammi di detriti lunari.
Questi materiali, viaggiando a velocità estremamente elevate, potrebbero raggiungere la Terra sotto forma di uno sciame meteorico intenso e spettacolare, senza però rappresentare un pericolo per la popolazione grazie all’effetto protettivo dell’atmosfera terrestre.
Il rischio più concreto riguarda invece gli astronauti e le infrastrutture lunari, attualmente oggetto di crescente interesse e sviluppo, nonché i satelliti in orbita terrestre che garantiscono servizi vitali come la navigazione e le telecomunicazioni. Anche detriti di piccole dimensioni potrebbero provocare danni significativi, con potenziali interruzioni nelle comunicazioni e nella gestione delle attività spaziali.
Difesa planetaria: dall’impatto terrestre a quello lunare
Il caso di 2024 YR4 ha ampliato la prospettiva degli esperti di difesa planetaria, sottolineando la necessità di estendere il monitoraggio e le strategie di protezione non solo al pianeta Terra ma anche ai corpi celesti vicini come la Luna, che oggi ospita attività umane e infrastrutture spaziali sempre più sofisticate.
Il Dott. Paul Wiegert, professore di astronomia alla Western University in Canada, ha evidenziato come la protezione debba ora coprire “oggetti che si trovano un po’ più lontano dalla Terra”, considerando la crescente presenza umana oltre l’orbita terrestre.
Nel frattempo, gli scienziati stanno valutando la possibilità di sviluppare contromisure per mitigare l’impatto di asteroidi sulla Luna, prendendo spunto da missioni di deflessione come il progetto DART della NASA, che nel 2022 ha dimostrato con successo la capacità di alterare l’orbita di un asteroide minore.
Nuovi strumenti per la sorveglianza e la prevenzione
L’osservazione di 2024 YR4 ha evidenziato anche i limiti dell’attuale capacità di individuare asteroidi potenzialmente pericolosi, specialmente quelli provenienti dalla direzione del Sole, un’area di cosiddetto “punto cieco” per i telescopi terrestri.
Progetti come il telescopio spaziale NEO Surveyor della NASA, previsto per il lancio entro la fine del 2027, e la missione NEOMIR dell’Agenzia Spaziale Europea, programmata per i primi anni ’30, promettono di migliorare drasticamente la capacità di scoperta e tracciamento degli oggetti vicini alla Terra e alla Luna, anticipando di settimane o mesi il rilevamento di minacce come 2024 YR4.
L’attenzione e gli investimenti nella difesa planetaria si fanno dunque sempre più strategici, considerando non solo la protezione della Terra ma anche l’espansione delle attività umane nello spazio cislunare, dove la gestione del rischio dovrà integrare nuove variabili e scenari mai affrontati prima.
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